Un sabato mattina ad Oriolo, capitani coraggiosi

Sabato 29 Ottobre 2016 – Torneo old rugby a Oriolo Romano partecipanti Partenope – Tasci Falisci – Autumn – Villaold  (di Vittorio Chilla).
Tutto è cominciato come sempre, la sveglia che suona ed in contemporanea quell’uovo sodo che ti si pianta sulla bocca dello stomaco, tutto come sempre, come quando avevo 17 anni e militavo nel Casalotti serie C, tanti e tanti, troppi, anni fa.
Ora come allora il rituale è lo stesso, ora come allora, cerco, se possibile e per quanto è possibile, di mettere da parte tutte le croci, le angosce, i problemi della vita quotidiana, e preparo la borsa ripassando a mente l’elenco delle “robe” che mi occorrono, onde evitare negli spogliatoi di imprecare contro la memoria ormai labile e mendicare qualcosa dai compagni smemorati quasi quanto me.
I dolori quotidiani, che sento nelle ossa e nei muscoli, mano mano che si gonfia l’uovo sodo nello stomaco, sembrano quasi scomparire ed al loro posto sale un po’ d’adrenalina, ed un po’ di quel piacere sottile, sadico e masochista dei rugbysti.
Tutto regolare, tutto come sempre, maledetta palla ovale.
Il viaggio per arrivare al campo, insieme ad un compagno a cui oggi darò e riceverò fiducia cieca, sembra interminabile, non vedo l’ora di arrivare.

campo-rugby-oriolo-romanoFinalmente scorgo le acca, e l’uovo sodo sale, incrocio gli occhi dei miei compagni, stesse sensazioni, stesso stupore, stessa meraviglia, mi cambio veloce (o quasi) ed eccoci tutti fuori, anche le altre squadre, sole scintillante, maglie variopinte, stridio di voci, palloni che roteano nell’aria come farfalle, saluti ed abbracci con gli amici di sempre che giocheranno contro di te, magliette di cui conosci i nomi di chi le indossa, conosci la loro storia, nomi e uomini con cui hai fatto un pezzo di strada insieme e con malinconia provi che forse ti mancano un po’, e la mente per un attimo va a quelle maglie che purtroppo non vedi più, ma che sicuramente un giorno rivedrai.
E tutto si sviluppa in un lampo, il riscaldamento che eviterei volentieri, ma per il mio bene devo fare, l’uovo sodo che si ingrandisce sempre più, sino al discorso del Capitano, un discorso che ti fa bene al cuore, un discorso come di quelli che hai già sentito migliaia di volte, ma che ogni volta ti insegnano qualcosa e mentre lo ascolto, abbracciato ai compagni mi sento un tutto uno con loro, fuso in un misto di orgoglio e di forza, di fiducia reciproca e di abnegazione, ascolto parole sincere che nessuno ti dirà mai nella vita reale, e che ti eguagliano al più forte rugbysta al mondo, che ti fanno sentire per quei dieci minuti di gioco importante ed essenziale.
Insomma un discorso che fanno sempre tutti i capitani.
Capitani coraggiosi.
E poi tutto si consuma in lampo, sangue sudore e polvere da sparo, il fischio per il calcio di inizio, l’uovo sodo scompare, in campo, come tutti i miei compagni nessuno escluso, faccio quello che posso e come posso, per arrivare ai baci e gli abbracci del terzo tempo, dove sono sicuro che farò ancora meglio.
Il risultato finale non conta più ormai.
Grazie a tutti
Tutto regolare, tutto come sempre, maledetta palla ovale.

 

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