DECLINO!

L’Italia fino al 2019 ha beccato così tanti Cucchiai di Legno che nemmeno li contiamo… Di sicuro, quest’anno ne sarebbe giunto un altro… Sarebbe giunto l’ennesimo wooden spoon!
Cari old boys del Villa Pamphili, lasciamo perdere la vittoria sulla Scozia all’esordio del Sei Nazioni il 5 febbraio 2000, lasciamo perdere anche i successi su Scozia e Galles nel 2007 e quelli sulla Francia nel 2011 e nel 2013. Non prestiamo attenzione nemmeno al trionfo sull’Irlanda, sempre nel 2013, e in casa, non a Dublino, quindi… Ma a Dublino avevamo trionfato nel 1997 e avevamo così annichilito alcuni Maestri del Rugby. Per il resto è una serie di battute d’arresto, sconfitte, batoste… Varie volte abbiamo visto l’Italia beccare mete anche dalla parte chiusa… Nel Sei Nazioni si può prendere, eccome, una meta sulla chiusa, ma se ne può subire una ogni dieci o venti partite! Contro l’Italia si segna perfino in prima fase, quando, cioè, non c’è più nessun altro al mondo che in quel modo incassa mete: nemmeno la Namibia, nemmeno l’Uruguay, nemmeno la Spagna… Presto, neanche Grecia, Turchia e Malta! Questo, con tutto il genuino rispetto verso i volenterosissimi “namibians”, verso i commoventi uruguagi, spagnoli, greci, turchi, maltesi.


La Nazionale italiana di Rugby è stata affondata da una federazione scandalosamente mondana, perciò superficiale esterofila e magari influenzata da una politica bassa, gretta, piccina… Affondata da squallidi, miserevoli alibi… Affondata dal Professionismo affermatosi nella seconda metà degli Anni Novanta, in buona parte a opera del tre-quarti centro inglese Willie Carling, peraltro giocatore di formidabile bravura: l’uomo, detto per inciso, che ai Mondiali del 1995 in Sudafrica segnò una gloriosa meta dopo aver fatto sbandare, e col solo abbozzo d’una finta di corpo, mezza squadra neozelandese… Vale a dire, mezza formazione di All Blacks!
Correre allora ai ripari?? Sarà difficile, forse improbabile…
IL VIZIO CHE RIFA’ CAPOLINO…


Ci siamo imborghesiti. Il Professionismo ci ha imborghesiti. L’inclusione nel nuovissimo Sei Nazioni (inclusione soprattutto voluta da Inghilterra, Scozia, Galles), la pigliammo come un punto d’arrivo quando avremmo dovuto prenderla invece come punto di partenza! Ci sentimmo quindi “grandi”, ci sentimmo appagati, ci sentimmo “di moda”. Ma che la “moda” non entri nel Rugby! E’ fatale il suo fallace abbraccio… Ne paghiamo ancora le conseguenze e chissà per quanto tempo ancora ci toccherà pagarle…
Almeno secondo noi (sempre “secondo noi”!), è rispuntato un “principio” debilitante, nocivo, avvilente: quello del “contenimento dei danni”… Ma lasciamo che siano i giocatori di Calcio a contenere i danni! Il vero rugbista i danni non li vuol per niente contenere. Esempio: se gli Ospreys incontrano i Saracens o il Leinster, scendono in campo con la volontà di vincere, non certo con quella di “contenere i danni”… Si battono fino alla fine. Magari sotto di 30 punti a un minuto dal fischio finale, seguitano a darci dentro. Sono un esempio. Si impari anche dalle loro sconfitte.
Ma il Nazionale italiano è anche tornato a distrarsi… Certo che ci si distrae quando si viene battuti dalla parte chiusa… Ci si distrae quando non si sa se su quel dato avversario ci devo andare io ci devi andare te… Ci si distrae al momento del calcio a seguire o del calcio in touche (“facili”, sulla carta!) e allora vien fuori un calcio che fa piangere… Il calcio che rattrista.
Ma avete mai visto distrarsi inglesi, irlandesi, gallesi, sudafricani, neozelandesi, australiani?! Avete mai visto distrarsi Whitelock o Marx, May o Murray, Hogg o Bosch?? Noi ‘un si son mai visti! Già, adesso ci basta “contenere i danni”…
MENTALITA’ CALCISTICA…
E’ la mentalità calcistica che nella Nazionale italiana di Rugby riaffiora in tutto il sua la sua perversione anti-sportiva. E’ la mentalità che negli Anni Novanta avevamo debellato con Georges Coste commissario tecnico, con italiani come Ivan Francescato, Troncon, Giovanelli, Vaccari, Sgorlon, i fratelli Cuttitta, due oriundi (due soli!) quali Dominguez e Gardner; e altri ancora.
Così non si va da nessuna parte. Così nel mondo continueranno a esclamare che, se giochi contro l’Italia, vinci!
Basta guardarli quando vanno in campo, gli Azzurri… Alle note di Mameli sembran tutti quanti leoni… Ma in partita s’arrendono, s’arrendono dopo un primo tempo comunque discreto, apprezzabile, decente… Il disastro avviene nella ripresa: il secondo tempo non sembra durare 40 minuti, bensì quarant’anni!
Dicono che è questione di allenamento, non di altro, come se questo potesse essere una giustificazione… Ma se dal 2000 i nostri Azzurri altro non fanno?! A differenza di loro, encomiabili, predecessori, non devono andare in fabbrica alle 5 o alle 6 di mattina, non devono guidare autocarri per 14 ore al giorno, non devono restare a lungo chini su testi universitari e affrontare poi docenti i quali non guardano in faccia a nessuno…
In occasione di allenamenti alla Borghesiana, li vediamo sorridenti, giulivi: soddisfatti. Poi vanno in campo e ricevon sberle da chiunque! Prendono un fracco di mete sulla chiusa, si fanno infilare al centro e così l’antagonista fila indisturbato fra i pali! Nel dopopartita, s’arrampicano sugli specchi… Come i calciatori!
Come i calciatori, sprecano tempo coi telefoni cellulari…
NON “ADATTI” AL RUGBY…
Si dice che gli italiani non siano adatti al Rugby… Eppure, erano adatti al Rugby Scipione Scotto, Campagna, Rosi, Giuliani, Simonelli, Fusco, Martone, Quaglio, Battaglini, Ascantini, Bollesan, Ponzi, Lodigiani, Benelli, Pedullà, Mascioletti, Properzi Curti, Robazza, Autore, Aio, Di Zitti, Ghizzoni, i citati Giovanelli, Vaccari, Sgorlon, Ivan Francescato e tanti altri ancora.
Adatti, eccome, alla Pallaovale i miei compagni di squadra Petrucci, Romagnoli, Camponeschi, Gatto, Bocconcelli, Franceschini, Pascià, Pierini, Boschi, Peggion, Moscardi, Biondo, Rangoni, Dapas, Chini, Giuliani, Stenico, Di Giovannantonio, Gatti, Bigarelli, Vitali, Biagi, Bigi, Tinelli, Chilla, Rossetti, Profili, Lombardi, Fiorelli, Campo, Stramare, Primavera, Serini, Fortuni, Giorgio Arnone, Pittaro, Fabrizio, Alberti, Carducci e altri ancora, l’elenco sarebbe interminabile.
Quindi?!
E’ questione di “testa”. Questione di spirito. Questione di comportamento. Questione di stile.
Ricominciamo allora a sgobbare fin dalle 5 di mattina, ricominciamo a sfinirci sui testi delle varie facoltà, ricominciamo a correre trafelati e gioiosi al campo per l’allenamento.
Ma, purtroppo, questo ci sembra irrealizzabile. Questo è triste. Questa è la grande occasione mancata.


Toni
De Santoli
lucca
24.IX.2020

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